Insieme… presentiamo la I.
LETTURA ALBI IN PRIMA.
Dopo un mese di scuola (più o meno), arriviamo alla vocale I. Si pensa che, andando avanti con gli anni, i bambini siano più pronti, più “preparati” e ci si aspetta sempre di più dalle nuove generazioni, quelle cresciute a pane e tablet o pc. Non sempre tuttavia è così o meglio… trovi pure quello che sa leggere, quello che conosce le letterine, ma ti accorgi ben presto che la stragrande maggioranza incontra numerose difficoltà nel procedere in maniera autonoma e veloce nel lavoro.
Torniamo però al centro della questione: pensare a come presentare ogni lettera. Per la vocale I, inconsapevolmente, mi viene in aiuto una collega dell’infanzia che ha la mia stessa passione per gli albi illustrati (mentre sto scrivendo mi capita di soffermarmi a riflettere che, noi insegnanti, siamo molto in controtendenza e ancorate al cartaceo, pur formandoci continuamente sul digitale).
La collega mi presta un albo bellissimo da leggere: “Insieme”, un libro delicato che, attraverso un testo essenziale e poetico, dimostra ai più piccoli che insieme tutto è possibile.
Così, approfittando del fatto che mi sembra la lettura giusta per presentare la vocale ma, anche e soprattutto, per lavorare sulla costruzione del “gruppo classe” (alcuni bambini ancora non conoscono il nome di tutti i compagni), decido di partire dall’albo in questione.
Prima però mi preparo, perché andare in classe senza aver organizaato la lezione, a maggior ragione in prima, è paragonabile al non saper nuotare e tuffarsi da una scogliera senza salvagente.
Esagerataaaaaa! – qualcuno starà pensando.
Io invece dico di no: i bambini se ne accorgono se arrivi in classe e non sai cosa fare e, mentre tu ti prepari, li perdi.
Così ti ritrovi a “impazzire” perché ti tocca gestire i tuoi alunni, organizzare il materiale per la lezione e controllare il tuo sistema nervoso.
Per prepararmi navigo su Internet alla ricerca di un’idea: il web è pieno di lavori svolti da insegnanti che mettono a disposizione di altri le loro conoscenze e competenze.
Cerco qualcosa di facile che possa attirare l’attenzione, suscitare interesse, permettere di lavorare in autonomia e aiutare a comprendere il senso dell’albo.
Più difficile di quel che si pensi!
Sì, perché i bambini, se sono in giornata no, riescono a complicare l’attività più semplice del mondo.
Scelgo un puzzle, uno dei tanti presenti in rete e lo “sistemo” inserendo, all’interno di ogni pezzo, una frase del libro.
Ci penso ancora: “Devono colorare loro o stampo a colori?”.
Come chiaramente vedete dalle immagini, scelgo la seconda alternativa (gli obiettivi del lavoro, come già scritto, sono altri quindi…non mi interessa la coloritura).
Navigo ancora su Internet e cerco un’immagine che possa immediatamente far comprendere che lavoreremo sulla coesione del gruppo.
Trasformo l’immagine in una specie di finestra, al cui interno sarà sistemato il puzzle.
Ultimo step: taglio io i pezzi del puzzle, perché i bambini possano divertirsi ad assemblarli (se consegnassi i puzzle interi, molti non si “disturberebbero” a ritagliare e incollerebbero il foglio così come consegnato. Inoltre, ritagliare con precisione i pezzi non è certamente un lavoro da prima).
Tutto è pronto.
Inizia la mattinata a scuola, prendo il libro e leggo.
I bambini sono attenti (è la prima ora e, in realtà, è più facile carpirne l’attenzione. Provateci invece dopo le 10, dopo la ricreazione: ci vogliono preghiere e acquasanta!).
Finisco la lettura e comincio a fare domande:
“È più bello stare da soli o insieme?”- “Perché, secondo voi, ho scelto un puzzle come attività relativa a questo libro?”
Il primo a rispondere è Giuseppe, che sembra sempre distratto ma, poi, riesce a ripetere tutto e a rispondere: “ I pezzi del puzzle sono uniti!”.
“E quindi?”- cerco di ottenere di più.
Questa volta la domanda è difficile, mi guardano con aria interrogativa e non rispondono.
Provo a portarli più vicini alla risposta giusta (ma, in realtà, una risposta giusta non c’è).
“Voi avete mai fatto un puzzle?”
“Sì, maestra!”.
“E cosa è venuto fuori?”.
“Un’immagine!”.
“E se manca un pezzo del puzzle, cosa succede?”.
“Che l’immagine non è completa!”.
“Bene, noi siamo i pezzi di un puzzle. Se uno di noi dovesse andar via?”.
“Non saremmo completi, non saremmo la 1^C”.
“I colori del puzzle, allora, sono i colori dell’amicizia”- interviene Rebecca.
Quest’ultima affermazione non faceva parte del range di possibili risposte o interventi che avevo immaginato ma, come ho già detto, i bambini sanno sorprendere.
Bene, è stato faticoso ma hanno capito.
Scriviamo la data e consegno loro i pezzi del puzzle.
Ricordiamoci che ho scelto qualcosa di semplice o, almeno, così pensavo.
Vengono fuori dei capolavori e… dei puzzle “alternativi”.
Alcuni sono in difficoltà, altri si rendono conto di aver sbagliato.
Ne nasce una specie collaborazione tra chi ha capito tutto e bene e vuole prestare aiuto a chi ha bisogno dei suoi tempi.
Questa cosa mi piace e, dunque, li lascio cooperare.
Il tempo passa e, nonostante le difficoltà incontrate con quel lavoro che avevo pensato essere facilissimo, mi rendo conto che i bambini si sono divertiti e hanno iniziato a creare quel “gruppo classe” che spero si consolidi sempre più negli anni.
Maria Natale